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Benedetto Verdiani Monopoli, provincia di Bari, 29/06/1922. Intervista realizzata in data 12/03/2004. I
primi mesi di vita, i primi anni li ho trascorsi con i miei genitori,
naturalmente al mio paese a Monopoli. Poi mio padre un ex combattente
dell’altra guerra - sette anni di marina fece quel poveretto - fu assunto
nelle ferrovie e ci siamo trasferiti a Taranto. Da Taranto mio padre fu
trasferito, perché la sua officina fu distrutta da un incendio e allora
tutti questi dipendenti di questo complesso ferroviario furono
sparpagliati per l’Italia e mio padre scelse Napoli e io sono arrivato a
Napoli prima della scuola elementare. La prima elementare io l’ho fatta
a Napoli, a Secondigliano, è chiaro. Poi da Secondigliano ci siamo
trasferiti a San Giorgio a Cremano dove ho frequentato la quarta e la
quinta elementare. Da San Giorgio a Cremano poi ci siamo trasferiti a
Barra e precisamente a Santa Maria del Pozzo che è una frazione di Barra
proprio ai confini del Comune di Napoli, è chiaro, e da lì mi ricordo
che partivo ogni mattina per frequentare la scuola, il ginnasio, era una
scuola di preti che stava a via Sapienza. La via Sapienza è una traversa
di via Costantinopoli e io ragazzino a undici anni partivo da casa verso le
6,30 -7,00 del mattino per trovarmi alle 8,30 a via Costantinopoli e
tornavo a casa verso le 2,30 le 3, i mezzi erano quelli che erano è
chiaro. Naturalmente io non rendevo molto a scuola perché praticamente
non avevo tempo non dico di studiare, ma neanche per divertirmi, per
giocare, perché quando arrivavo a casa [...], io mi ritiravo verso le
4,00, mio padre verso le 5,30 - 6 tornava, si cenava - perché mio padre era
ferroviere - praticamente tempo di giocare
non ne parliamo proprio, tempo di studiare soltanto un po’ la sera,
quindi non rendevo molto. Finalmente ci siamo trasferiti a Napoli e
abitavo nei pressi di piazza Guglielmo Pepe, insomma vicino alla chiesa
del "Carmine" e la mi era molto agevole, andavo a piedi, allora non ci
stavano tutti questi mezzi di trasporto: via San Sebastiano, Forcella, come
si chiamm’ San Biagio dei Librai, San Sebastiano; frequentavo il
"Vittorio
Emanuele" allora e nel "Vittorio Emanuele" ho frequentato fino alla quinta
ginnasiale. Alla quinta ginnasiale dovetti sospendere gli studi per tante
e tante ragioni familiari e mi misi anche a lavorare. Sennonché dopo un
po’ si parlava di guerra e già io avevo sedici diciasette anni, non mi ricordo
l’età che avevo. Dissi a mio padre: "Papà ‘cca se non mi metto a
studiare un’altra volta io qua tra poco parto militare, "Quale padre non
si da fare? Poveretto non so come fece, mi iscrissi all’Istituto privato
comm’ si chiammav’, "VittorioVeneto" che stava, forse sta ancora a via
Carrozzieri alla Posta. Quando mi presentai al preside, il preside per
fortuna era barese (il preside si chiammav’ pare Taccagna). Questo
preside mi sottopose ad un interrogatorio. Mi dice: "Tu che scuola
hai fatt’?" "Preside io ho fatto soltanto la quinta
ginnasiale, però è un anno che non studio più". E quello si
rivolse a mio padre: "Non ce la fa a fare l’abilitazione
magistrale in un anno". Mio padre disse: "Preside la situazione forse
non l’avit’ capit’; chist’cca si nun studia chist’cca parte’
militar'!" "Ah, vabbè se è così, vabbè"
Incominciai
a frequentare ma controvoglia, insomma, frequentavo tanto per frequentare,
per onore di firma diciamo così. Sennonché me ne accorsi che tutti gli
altri compagni di corso erano tutti più scarsi di me. Dicett’
io: "Ma allor je mi do da fare"; be’ non voglio vantarmi, fui
l’unico a essere promosso a giugno e mi presentai all’esame di
matematica scritta con trentanove di febbre, 'o problema praticamente non lo
risolsi. Per fortuna all’orale stava proprio l’insegnante che ha
assistito [alla prova scritta], mi voleva mandare a casa. "Tu nun ci 'a fai a fa’, vattènne
'a casa". "Va bene, è vero, questo stava malato?". " Sì, questo così, così..." e mi fece fare lo stesso
problema, immediatamente feci il problema. Insomma io sono stato promosso
non solo a giugno, ma con tre otto, due sette e sei in matematica,
è chiaro? Con questa abilitazione magistrale non vi dico l'orgoglio
di mio padre perché allora avere un diploma da maestro per un semplice
ferroviere era un orgoglio, per mio padre poi... promosso a giugno.
Si
presentò lo stesso problema: " Papà ‘cca si nun m’iscrivo
all’Università parto per suldato" e così mi iscrissi
all’"Orientale" e cominciai a frequentare il primo e il secondo anno.
Arrivat’ al secondo anno non ci furono santi, dovetti partire militare
perché partivano tutti quanti con l’etichetta insomma m’ par’
alliev’ufficiale di complemento. Io ho frequentato tutto il corso di
allievo ufficiale di complemento, però i galloni non li ho mai avuti
perché, quando stavo per avere i galloni l’otto settembre lo sfascio
dell’esercito italiano, non se ne è parlato niente più. L’otto settembre mi sorprese come caporal maggiore. Eravamo tutt' 'o corso caporal maggior’ a Pisa, stavamo lì come truppe, anche e paracadutisti, figuratevi, si veniva un paracadutista ci ammazzava a tutti quanti, va bene e la cominciò la mia… il mio dramma, perché da Pisa pigliai 'o treno, andai a Firenze; da Firenze un altro treno e andai a Bologna. La mia famiglia stava sulla riviera Adriatica a Monopoli; mia madre con mio fratello e le mie sorelle , io cercai di andare a Monopoli, no a Bari, a Napoli stava soltanto mio padre che lavorava poveretto con le ferrovie. |
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