|
||
Giuseppina Mazzaccara, Vallo della Lucania (SA) 21/01/1921. Intervista realizzata in data 19/04/2003 e in data 15/04/2004.
Sono Giuseppina Mazzaccara, nata a Vallo della Lucania in provincia di Salerno, nel lontano 1921 (figuriamoci!). Ho vissuto i miei primi anni in una cittadina tranquilla e accogliente, dove sono stata molto bene ed ho dei ricordi dolci di quella città dove tutti mi volevano bene, le mie amichette. Ecco sono andata a scuola dalle suore, mi ricordo una che mi proteggeva, a cui ero molto legata. Poi quando avevo sette anni mio padre fu trasferito, perché era procuratore delle Imposte Dirette, fu trasferito a Napoli, e quindi ci trasferimmo tutti in questa città dove fu difficile per mio padre trovare un’abitazione in quel periodo, tanto è vero che stemmo per quattro o cinque mesi a Pisciotta, dove viveva la famiglia di mia madre. Una famiglia di borghesi professionisti, di farmacisti, medici, e stemmo lì per cinque mesi.. Poi, finalmente, mio padre riuscì a trovare l’abitazione in un rione nuovo che allora era stato fatto nella periferia di Napoli, a Fuorigrotta. Perché allora c’era la vecchia Fuorigrotta, e poi vicino alla stazione della Metropolitana di Campi Flegrei, che da poco era stata costruita, c’erano questi palazzi tutti ben messi, belli per l’epoca, dove vivevano più o meno tutti professionisti, persone della media borghesia, e lì sono vissuta. Perciò, trovandomi qui, sono andata poi a scuola, sono stata alunna della "Leopardi", perché nel 1928 frequentai la scuola, feci la seconda, la terza, fino alla quarta, perché poi feci l’esame di ammissione, dalla quarta passai alla prima media. E dopo le scuole elementari frequentai, qui a Napoli, le scuole medie, naturalmente allora non c’erano le scuole medie dappertutto e per poter studiare bisognava andare al centro. Noi avevamo mio padre che ci teneva molto alla nostra educazione, ci accompagnava a scuola con la metropolitana, anzi la nostra donna, la governante, che ci aveva seguito da Vallo, che era qui con noi a Napoli, aveva anche lei l’abbonamento alla metropolitana perché ci accompagnava. Dico ci perché c’era anche mia sorella più piccola,.andavamo al centro, a Montesanto dove andavamo a scuola. Forse volevo più bene a papà che a mamma, perché ci trovavamo più di carattere. Mi ricordo che la domenica mi portava dappertutto, ai musei, ai cavalli, le passeggiate, amava tutte queste cose, io ero la sua... non so mi trattava come una ragazza più grande per l’età che avevo, mi faceva tutti discorsi, mi faceva vedere tante cose.Veramente con papà c’era molta affinità, andavamo molto d’accordo, lui era molto severo ed io ero il carattere di papà; un caro amico, una persona cara, una persona a cui ero legata in modo straordinario, un rapporto molto bello c’è stato tra noi due insomma.Quando è morto papà per me è stata una tragedia, forse ha influito sul mio carattere quella perdita così terribile, improvvisa, avevo sedici anni, sono diventata responsabile, grande prima del tempo. Gioventù, si può dire, che non ne ho avuta. Purtroppo sono rimasta a Napoli con mia mamma e mia sorella, perché mamma non era molto svelta, era una donna intelligente, abituata ad essere servita. Per esempio, la spesa proprio non sapeva come si faceva, e quando usciva, usciva sempre con papà, andavano a fare la spesa per la casa; per noi, usciva sempre con papà, non usciva mai da sola. E quando è morto papà ed io sono stata la più grande, infatti, dopo non ho fatto altro che pensare a finire gli studi, perché dovevo sistemarmi, perché dovevo aiutare anche la famiglia. Io sono stata un poco capo di casa da allora in poi, perché mamma si è trovata con la pensione di papà, da un momento all’altro è cambiata la posizione socialmente, perché quando papà è morto era giovane, aveva cinquantaquattro anni. Era anche guarito, poi dopo evidentemente ebbe qualcosa al cuore, un infarto, doveva essere una conseguenza di questa, nel giro di pochi giorni. L’esame di abilitazione era difficile allora, erano esami di licenza liceale, ed il terrore allora, portavamo il programma di tre anni. Mi ricordo che mi costò quello studio! Già non c’era più mio padre. Terminati gli studi magistrali, dopo aver superato l’esame di licenza, che allora era molto duro, molto difficile, perché c’era la commissione esterna formata da professori che venivano da varie parti d’Italia, era una commissione esterna e si portava il programma di tre anni. Era dura questa fatica, con mesi di studi immensi, perché dovetti fare, perchè dovetti prepararmi su tutto il programma di tre anni superiori. Dopo aver superato questo esame, con un buon risultato, mi iscrissi, dopo aver superato l’esame di ammissione, a "Suor Orsola Benincasa". Non c’era un numero aperto, ma un numero chiuso, quindi per poter entrare a "Suor Orsola Benincasa" bisognava fare un tema, un esame. Si ammetteva un certo numero [di studenti], quindi mi iscrissi al Magistero di "Suor Orsola Benincasa", che era una scuola bellissima, formata da professori veramente di valore, dove c’erano professoroni tipo Maiuri, Colamonico, Pierlioni professore di fama, di grande fama, per me quello fu un periodo molto bello. Veramente avevo una cerchia di amiche molto affezionate e mi piacevano tantissimo quelle lezioni, avevano un fascino particolare della scuola magistrale, prendevamo appunti, perché allora non c’erano le dispense, allora si prendevano appunti. Il professore Maiuri faceva le sue lezioni e noi prendevamo appunti, a casa dovevamo mettere a posto tutto, perché poi l’esame si basava... l’esame era fatto proprio dagli appunti, dalle lezioni che noi prendevamo a scuola. Un periodo molto bello, perché a scuola eravamo come università, eravamo seguite come se fosse una scuola superiore, eravamo conosciute dai professori. Ebbi grandi soddisfazioni, presi la laurea con il massimo e la lode in latino con il professore Pierlioni, che mi voleva bene quasi... perché mi conosceva. Mi laureai giovanissima, perché avevo ventidue anni. |
||