Corrado Maggio

Sempre alla Calise ?

 Si, alla Leopardi, ma alla centrale nel nuovo edificio.

Nel 1928 lei è passato alla "Leopardi"? Aveva 11 anni.

Si, mi sembra, ho frequentato la settima classe alla "Leopardi", sì la sesta no, la settima e l’ottava sì. Era bella e c’era una piazza e questi balconi che davano su questo spazio grande. Si usciva fuori dal tunnel e si arrivava subito sulla piazza centrale, poi dopo si imboccava la strada dove c’erano i negozi e c’era  uno subito che vendeva il baccalà, era tanto bravo vendeva il baccalà buono che tutti andavano a fare la spesa di questo alimento. Io ricordo che andavo molte volte a prendere i pacchettini che contenevano il baccalà  per mantenere nove e undici più la nonna. E la nonna siccome era anziana, ma lei si faceva tranquillamente tre piani al giorno per venire a mangiare e la sera di nuovo voleva stare con noi, perché giù facevano troppa confusione i ragazzi e allora mamma, che teneva sempre... diceva: "Arriva la nonna, arriva la nonna", era una personalità, attualmente è ancora così - le persone anziane si vogliono molto bene - e arrivava questa nonna, era qualche cosa, noi andavamo a prenderla al secondo piano e ci andavamo incontro, la mamma diceva: "Andiamo a prendere la nonna?" E Corrado era sempre pronto, mai prendere un’iniziativa d’aiuto, mai, e così mi sono portato nella vita

In questo momento inizio a trasmettere ciò che ho mi hanno fatto fare, perché mi hanno curato, curandomi, ma non era strano solo per me, ma non per chi operava faceva questo lavoro. E io ho avuto dei problemi. alle articolazioni e sono stato curato, allora si faceva così, nel vino, ma vino vino però, no acqua come a volte. Allora quel vino vino mi ha messo nelle condizioni tali che io riesco a camminare alla tenera età di 87 anni, no a correre come un bambino, ma certo cammino con il bastone, tante volte e l’ho usato quando attraverso la strada e qualcuno mi passa davanti e non dovrebbe, ma il bastone lo uso per accompagnarmi, ma molte volte cammino senza bastone e questo mi fa molto piacere, mi dà sicurezza di me stesso, che posso ancora usare le mie gambe con l’aiuto sempre, pronto a intervenire, del bastone che porto.

Cosa portava nel cestino per la merenda?

La cosa più bella di come preparava mamma la mela, il cestino della scuola era qualche cosa veramente da ammirare, perché non sapevo e non riuscivo a capire come faceva a sbucciare la mela e a ricostruire nella sua forma, senza che poi quando io la mangiavo questa mela fosse macchiata in qualche punto, niente, la mela era così buona e chiara come al momento stesso fosse stata sbucciata. E questo era, quando a casa: "Hai mangiato la mela?" "Si mamma, quasi quasi anche la buccia, perché era troppo bella e troppo buona".

Della sua vita militare cosa ricorda?

Sono partito nel 1937, avevo venti anni, diciannove anni e dieci mesi. La prima imbarcazione l’ho avuta alla Folgore, cacciatorpediniere bellissima, e chi era il comandante? Montezemolo, ed io stavo al telefono in macchina e però stando lì a quel punto dissi: "Ci sta uno a destra e uno a sinistra"; con il telefono di macchina passavo gli ordino che il comandante ci dava e ci trasmetteva attraverso la segnaletica che aveva a disposizione alla macchina che doveva andare in funzione. E poi stavo anche vicino al timone,  perchè servivo; però a me è piaciuto sempre fare un po’ di tutto, e mi mettevo al posto del timoniere e guidavo io il timone, e d’altra parte gli ordini che il comandante mi dava. Un bel momento nel camminare, il comandante Montezemolo, una delle personalità che ho conosciuto e sono entrato anche a far parte; quando siamo arrivati a Napoli, mamma faceva sempre qualche cosa da portare alla famiglia Montezemolo. Una volta dovevo portare una pizza rustica che mamma aveva fatto, e al cancello della fermata viene il contro allarme, non c’entra con questo che io dovevo consegnare; "devo partire da un momento all’altro, e questo non lo posso riportare a casa se no la devo mangiare tutta, no non è possibile riportarla a casa, devo passare, se arrivo sotto l’allarme, bombardano e bombardano pure a me". Questa fu la risposta e la pizza rustica la portai e Montezemolo se la gustò. Con il comandante Montezemolo una volta in plancia io stavo al telefono macchina e non avevo niente a che fare con il timoniere, però mi piaceva stare al timone e il comandante Montezemolo, perché attraverso la finestra mi vedeva: "Non andiamo a finire sugli scogli" eravamo in mare aperto. "Va bene, va bene Maggio scostati" Con questa nave poi ci imbarcammo, mi fu destinato Livorno e mi volle trasferire a Livorno, perché dice: "Non ti posso lasciare qua", "E va be' allora Livorno!" "che faccio, sparo il cannone per mandare gli allievi a mangiare a mezzogiorno?" "I sono cannoniere cosa faccio comandante?"