Domenico Giannattasio |
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Quindi la vita trascorreva un po’ noiosamente? No, a me piaceva stare a Fuorigrotta [A questo punto interviene la figlia] Papà mi diceva che era una sorta di sabato del villaggio. Si, una volta la cumana non viaggiava sottoterra, ma a livello di strada. Quindi c’era il passaggio a livello. Ebbene al di qua del passaggio a livello c’era una quiete. Non c’era frastuono, era rilassante ci si sentiva tranquilli e sicuri, forse per la grande presenza del verde. Ci si conosceva, c’erano personaggi spassosi. Ci parla di qualche personaggio? Si, c’era don Salvatore uoss’ auliv’ che diceva “Lo sparambio non è mai guadambio” C’era il comico Baldassare che si salvò durante la guerra perché si vestì da donna. C’era lo spazzino che col sacco sulle spalle veniva casa per casa a ritirare la spazzatura. Noi usavamo dei secchi d’alluminio per la spazzatura e noi bambini usavamo i coperchi di questi secchi come scudi, quando facevamo a “periate” con quelli di Ganzanella C’era Menechella che vendeva le castagne, o la limonata a seconda delle stagioni. Le ho dedicato una poesia... [A questo punto il signor Giannattasio si alza e ci fa dono di poesie da lui scritte, veramente preziose al fine di rendere l’idea del clima che quotidianamente si respirava a Fuorigrotta intorno al 1920]. Signor Giannattasio ci racconta la giornata di un bambino dell’epoca? Andavamo a scuola, in ogni classe eravamo tanti di noi, una cinquantina. A scuola se non ti comportavi bene volavano le bacchettate. C’era pure qualche maestro che faceva inginocchiare i bambini sul granone. E c’erano pure dei veri monelli. Uno, una volta, fece pipì in un "coppetiello" e la buttò dalla finestra, colpì un passante che salì a scuola per lamentarsi e questo ragazzino scappò dalla finestra per paura della punizione. Quando si usciva, dovevamo essere coperti e allineati. Il professor Napoletano, era un fascistone, ci comandava la marcia dicendo “Fluppi-e, Fluppi-e" e veniva a scuola in divisa. Invece il maestro Cirulli era stato capitano degli alpini. Ci raccontava episodi di guerra e noi eravamo affascinati. Non ha mai picchiato nessuno. Mai. Fuori scuola c’era Schilizzo che vendeva le “sovere pelose” e ognuna costava cinque centesimi. Dopo scuola si mangiava C’era un menù fisso per la settimana. Il giovedì e la domenica c’era pasta e carne, il sabato era brodo, anche se faceva caldo e tre volte alla settimana c’erano i legumi. Poi si giocava a pallone o a monopattino Usavate il carruociolo? Si, il monopattino. A volte giocavamo con i tappi delle birre alle corse di bicicletta; i tappi erano le biciclette. Altre volte andavamo in campagna a rubare le pesche. Altre volte facevamo a "periate". Il sabato pomeriggio si era obbligati ad andar al Fascio per fare ginnastica. I bambini andavano a scuola gia vestiti da balilla. Tornavano a casa per mangiare e poi in fretta andavano al Fascio (attuale questura) Ogni settimana a scuola ci davano l’olio di fegato di merluzzo. La signorina Lodi ( segretaria del fascio) era terribile, se ci vedeva andare in bagno senza aspettare il campanello, urlava. Che atmosfera c’era a scuola? Lei era contento di andarci? Si, c’erano i compagni. |
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