Paolo Serio

In quest'ultima parte dell'intervista è la moglie del Signor Serio, Rita Strazzullo, che prende la parola.

 

[...] "Ah", disse mia madre, "voi siete il famoso fidanzato, finalmente è venuto alla luce" disse, "comunque Rita  ha un padre". [Il signor Serio] Lui disse: "Va bene, ma voi lasciateci ancora un po' di tempo, che diamine!". Insomma, dopo un po' di tempo lui venne a parlare anche con mio padre e così ci fidanzammo e figuratevi che poi ci fu pure un altro episodio che quest’amica mia che vi dicevo, lei lavorava ai grandi magazzini, che pure non disprezzando era una bella ragazza e sapete quindi quando una è ragazza le cose stupide che si dicono, io dicevo: "Io lo voglio alto, bruno, un bel ragazzo, importante. Allora questa qui, quando mi incontrò che seppe poi 'e 'stu fidanzato mi disse: "E che 'e fatto? tu dicevi..."  "Ebbè, che vuoi fare? dove c’è gusto non c’è perdenza"-  che dovevo di'? e insomma, così ci fidanzammo e certamente lui era sempre un poco intraprendente, mi ricordo sempre che quando camminavamo per la Riviera di Chiaia, lui alle volte diceva: "Ma perché non ce ne andiamo per via Martucci, strada dei due soldi?"  "No, è meglio che ce ne andiamo p’a riviera ‘e Chiaia, siente a mme, pecchè nuie ce vo tiempo e stiamo sotto la luce così… perché, diceva mio nonno, 'a paglia vicino ‘o fuoco si accende'. Così tu ti rassegni che io sono fatta di questa mola" e così lui, giustamente... E così passarono del tempo anzi, vi devo dire la verità, io so’ stata sempre una ragazza amante del cinema però del cinema quello lì diciamo di qualità. Tanto è vero che io non è che tenevo molti soldini e ci stava l’Odeon, il Max, la Torretta no perché era frequentata da più militari, il cinema Amedeo, dove… io lavoravo proprio di fronte al cinema Amedeo. Allora dicevo: io mo' devo spendere questi soldi. Alle volte questa qua della biglietteria non mi conoscevano, allora io: "Gentilmente, mi vuol far leggere …", che davano quei foglietti che uno si leggeva gli attori. Così io bella mi mettevo... Allora quelli, che assolutamente che si erano insegnati, dicevano vicino a qualcuno che stava vicino: "La vedi a quella signorina, ti faccio vedere se è il film di qualità allora lei viene, si fa il biglietto e se lo va a vedere. Quella allora dice : "Scusa ma come fa una ragazzina?" Infatti io me lo leggevo, se non mi andava dicevo: "Mi scusi ma io penso che verrò un altro giorno". Quella guardava: "Hai visto, lei non è entrata". Quando però mi fidanzai con mio marito, finalmente quando avevamo quel poco tempo di nascosto, io dicevo: "A me piace molto andare al cinema". Allora dicevo, "mo' paga lui non pago più io", pigliavamo il tram, scendevamo ‘a Rivier' e Chiaia, andavamo a vedere il delle Palme, il Filangieri tutti film di prima posta. Lui invece poi...  poi passò del tempo, ci fidanzammo in casa e mia mamma, quando poi ci fidanzammo in casa, ci dava le ore e lui, quando andavamo al cinema diceva: "Senti tu ora ti devi alzare e ce ne dobbiamo andare". Io dicevo: " No, a me non mi interessa, mia mamma, pure se mi dice qualche cosa, io dico, non abbiamo fatto niente di male, io voglio vedere il film". 

[Lui] "Ma io voglio stare tranquillo, i genitori tuoi, giustamente... " -  perché poi mio padre lavorava alla Capitaneria di Porto che non faceva più il marittimo e allora faceva 24 e 48 ore due giorni sì e uno no. Allora mia mamma era lei responsabile e allora giustamente diceva: "Tu ti devi ritirare in orario" e comunque diciamo, manco cinque anni di fidanzamento, però, poi, quando decidemmo che ci dovevamo sposare, io, con tutto che mi piaceva assai 'o cinema, dicevo: "No, sti soldi li mettiamo da parte perché noi dobbiamo fare il puzzo per sposarci" e come vi ho detto pagammo, a quei tempi, 200.000 lire di ceditura e fittammo sta casa sopra a Porta Posillipo. Finalmente poi ci sposammo, fittammo questa casa e poi nacque Anna. Quando nacque Anna, certamente io abitavo a Posillipo, non c’era farmacia, non c’era niente e allora io stetti quattro mesi giù da mia mamma perché non mi rimettevo dal parto cesareo. Poi finalmente tornammo sopra e quando dovevo allattare, un petto solo, perché quest’altro aveva avuto 'sto taglio, io pretendevo con la mia mentalità, non lo so, meschina o pure la paura, volevo comprare il latte che, non avendo frigorifero, scendevo, c’era la latteria "Luisa" sotto casa, dopo il tunnel, dicevo, vicino a quello lì della Funicolare, perché io pigliavo la Funicolare: "Per cortesia, voi mi aspettate, io ho la bambina, l’ho chiusa, ho fatto una cosa fuori posto. Mio marito non viene, succede qualcosa". "Signora, lei ce la può fare". "Ma voi a che ora partite con l’orologio?". Io facevo una corsa fino alla latteria e pigliavo 'stu quart'e latte. Tornavo, pigliavo di corsa:"Signora faccia presto". Però questa casa non ci stava farmacia. Non era attrezzata come mo' Via Orazio e cosa…  Poi lui andò a lavorare perché quando nacque la figlia: 'n'ata peripezia. Lui lavorava alla Navalmeccanica che stava al porto, incominciarono i licenziamenti e chi vanno a licenziare? Proprio a lui. Gli altri li portarono a Castellammare, allora… parto cesareo, 'a casa si doveva pagare e lui si sentiva male. A me non mi disse niente i primi tempi, però, meno male, dopo tante peripezie, lo pigliarono a Castellammare. [...]. 'A Funicolare alle sette incominciava, lui si doveva alzare alle 5 per pigliare il 120, scendere a Napoli, pigliare 'a Circumvesuviana e, insomma, e così decidemmo di venire ad abitare a Fuorigrotta, pigliare una casa assieme a mia mamma perché allora, mi ricordo, si pagava 32.000 lire e noi non ci potevamo permettere. Poi mi nacque Vitale e mia mamma, però, abitando a Mergellina, teneva la casa sua che era di proprietà. Questa casa che abitavamo noi, perché dopo tante peripezie mia mamma si comprò questa casa; perché mia mamma era venuta da una famiglia più elevata. Suo padre, a suo tempo, mio nonno teneva una salumeria, teneva la casa di proprietà, cinque stanze. Mia mamma, noi abitavamo in una casetta più così e lei teneva sempre l’idea di salire in una casa più importante. Infatti lui mi ha conosciuta in questa casa piccola, perciò io mettevo da parte l’argento coi soldi perché dicevo: io non voglio essere umiliata, io voglio sta' 'a casa mia, mi fa bene. Perché io me la pulivo, mi lavavo perfino tutto il portone perché la portiera non lo puliva, pulivo io. Insomma, siamo andati ad abitare con mia mamma, però mia mamma, ogni tanto, diceva che voleva tornare a Mergellina che teneva i genitori suoi ancora e non voleva stare e se ne andò. E così lasciò a me che era nato Vitale da poco, Anna era piccolina che andava a scuola, mio marito che stava sui treni 'chè aveva vinto il concorso e insomma, signora mia, non vi dico la mala vita che ho fatto. Perché a lei l’accompagnavo e stava due ore e qualcosa alla scuola perché le scuole non c’erano, io però l’avevo messa con le suore, ma le suore, io guardavo i compiti e chiedevo: "Anna hanno corretto i compiti la signorina?", che faceva la seconda: "Mamma non li hanno corretti". Allora io un giorno andai a parlare, dissi: "Sentite, signorina, ma voi, scusate, a questa figlia mia voi non correggete questi compiti. Non vedete se legge bene, 'ca  i mesi passano". "Signora, io l’ammiro a lei, perché è l’unica mamma che è venuta qui a lamentarsi ma qua nessuno viene.Io, volete un  consiglio, sua figlia sicuramente sarà promossa perché io la vedo, è guidata, e voi la seguite e cosa… però mettetela alle scuole municipali, diciamo dello Stato, perché vostra figlia, sì fa due ore, ma quelle due ore valgono, perché le mamme a me qua mi mettono tutti 'sti ragazzi. Io non ho il tempo di seguirli e allora, visto che voi siete stata una mamma così attenta, io vi dò questo consiglio." E allora, figuratevi mio marito: "Ma come? Tu non ce la puoi fare col bambino che è ancora piccolo" e allora io la portavo a scuola quella là, poi mi andavo a fare la spesa e dopo due ore la tornavo a piglià un’altra volta. Questo ho fatto, ho camminato tanto, tanto tanto. Allora c’erano i doppi turni, perché allora Fuorigrotta aveva subito un’emancipazione, c’erano più case e i bambini erano tanti e quindi si facevano tripli turni; si faceva, mi ricordo ancora, dalle 8 alle 11 e un quarto, poi si entrava alle 11 e si usciva verso l’una, poi un altro che si faceva dall’una alle 4 e mezza.

[Interviene il signor Serio] Un’appendice alla storia di mia moglie che non vi ha detto, ve la dico io. Tra pochi giorni, oggi quanto ne abbiamo, 18, 19? Il 25 del mese entrante noi compiamo cinquant'anni di matrimonio. La festa era programmata, che vuole festeggiare più? Mo' non abbiamo più niente da festeggiare [si riferisce alla morte del figlio Vitale]. Io avevo programmato... 

[Interviene la moglie] [...] Vitale andò a questa scuola materna e allora che faceva? io dissi: "Vitale io oggi ti vengo a prendere  di pomeriggio a te e a Anna, ma io vengo un poco più tardi perché Anna se non la vado a prendere non mi trova fuori".

[Interviene la figlia Anna] Perché voglio dire una cosa: noi, quando uscivamo, non c’era come adesso l’abitudine che le maestre si preoccupavano di seguire i bambini per strada perché i minori non si possono abbandonare, i bambini venivano lasciati per strada e io, quando venivo lasciata per strada, avevo il terrore. Non vedevo mia madre per cui piangevo e allora diceva mio fratello: "Vai a prendere prima lei perché lei piange e io, pure se sto alla scuola materna, tanto io non piango", per cui mia madre veniva a pigliare prima me e poi insieme andavamo a prendere mio fratello all’altra scuola. Però poi mia mamma si trovava a volte che lui usciva e io entravo perché quei tre turni  si facevano a rotazione [...] e un giorno non lo trovò... 

[Interviene la madre] E allora io andai a prendere prima Anna poi quando sono andata a scuola vedevo tutta la scuola libera, io bussavo, mi vennero ad aprire: "Scusate ma già sono usciti?", "Sì", "Ma mio figlio è uscito? Quello è il russolillo", perché isso è russo 'e capelli, teneva i capelli meravigliosi. "Ah, voi siete la mamma"  e allora mi infilai dentro e vedevo mio figlio che metteva i banchetti a posto. "Ma scusate, abbiate pazienza, e se un banco di questo va sopra 'o piede al ragazzo, questo è incoscienza, ma possibile mai?" e comunque passò pure questa. Allora, dato che Anna era stata a fare la primina e mi ero trovata bene, però sai a questo mo ho messo giudizio e questo che è pure maschio voglio cominciare a fare... allora  lui diceva: "Mamma, ma io la voglio fare la primina". Un bel giorno mia mamma [la nonna del bambino] e lui andarono a parlare a scuola e allora venne mia mamma a casa e mi portò tutti i documenti, disse: "Ma guarda, ma tu lo devi scrivere questo ragazzo, è così giudizioso, ma perché non lo vuoi scrivere?" "Sì, ma io quando è dopo si non mi trovo bene? l’ho scritto", quello pure lì era diciamo anticipatario no, ma talmente che mi ricordo che quando tornava diceva: "Mamma dammi quelli spilli, dammi quelli spilli". "Ma non fa niente, io non ti dico niente", "No, no perché io voglio tenere il quaderno in ordine", figuratevi che quando ha compiuto 6 anni, il sei aprile giorno di San Celestino, io poi lo chiamai Vitale perché unico figlio maschio, e allora io poi lo feci battezzare  che io all’epoca non volli  fare niente - basta che me lo fa stare  bene e me lo porto a casa, io lo voglio battezzare prima che esco e me lo ha battezzato un francescano, me lo venne a battezzare  che io non sapevo nemmeno. Mio fratello, il più grande, me lo fece venire in clinica Santa Maria: tutti e due là sono nati e insomma lui volle andare a questa scuola. La maestra, quando fu il suo compleanno gli portò tante di quelle caramelle, poi lo disse a tutti i ragazzi: "oggi è il compleanno di Vitale". Lui voleva bene a tutti, quando era piccolo piccolo diceva: " Mamma, io sono come Gesù, voglio bene a tutti, buoni e cattivi". Anche in casa, quando c’era qualche discussione di qualcosa, -  mi dovete credere - questo è vero - allora la sorella che era più grande di quattro anni diceva: " Vitale tu che ne pensi?", "Ma che vuoi? Io sono come Gesù, voglio bene i buoni e cattivi" - questo diceva 'o figlio mio. Quando poi è finito, quella, la crocerossina che stava all’ospedale, quando mi vide disse: "Signora, siete voi la mamma di Vitale? Vostro figlio è un angelo, perciò nostro Signore se l’è preso, non si rifiutava mai, era proprio bravo bravo il Dottore Vitale era unico qua dentro." Dentro a questo parco si ricordano di lui, quando mi vedono: "Signora, ma voi siete quella signora che quando uscivate (non disprezzando) sempre bene vestita così corretta?". C’era un amico di mia figlia che lui lo aveva in cura, non ha mai detto a noi mai che l’aveva in cura, mai, noi lo abbiamo saputo dopo che è morto.