Luciana Coppola |
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Quale ricordo ha della scuola "Giacomo Leopardi"? Ricordo che la scuola era imponente, che c’era la divisione delle entrate delle femmine dell’entrata dei maschi, e quindi io stavo in una classe tutta femminile, avevamo il grembiulino nero e mi sembra anche dei fiocchi in rapporto alla classe, e comunque a scuola credo di non avere mai avuto grandi difficoltà, soltanto che in prima elementare, cioè finita la prima elementare, non continuai con la stessa maestra, ma un gruppetto di bambine fummo trasferite in un’altra seconda che era gestita dalla maestra Titina D’Alessio, che non era la mia maestra. A noi già sembrava un po' anziana questa Titina D’Alessio, probabilmente doveva avere oltre i 50 anni, la classe era numerosa, c’era un gruppetto di bimbe come noi che avevamo la famiglia alle spalle, mentre c’era un bel gruppo di bambine che venivano dalle case popolari. A questi bambini veniva data la colazione? Sì, venivano aiutati per la colazione, gli si dava il panino o con il formaggino o con il triangolino di cioccolata e poi avevano anche l’olio di fegato di merluzzo, perché avevano carenze di crescita e quello che ricordo [è] che all’inizio della seconda, proprio perché avevamo cambiato maestra, io capobanda con altre bambine, andavamo girando per la scuola, perché volevamo andare a salutare la nostra ex maestra. Quindi ricordo proprio questa ricerca nei corridoi, che appunto erano tanto grandi rispetto a noi bambine. Poi come ricordi della scuola, io raggiungevo la scuola probabilmente con i pullman da via Piedigrotta con mia zia che mi accompagnava, perché appunto anche lei era insegnante alla scuola "Leopardi". La scuola era abbastanza isolata, perché attorno c’era molta campagna e poche strutture, pochi palazzi, evidentemente cominciava allora, diciamo, a sorgere... In più c’era che mia zia faceva un corso di preparazione alla prima comunione. Questo corso si può trovare negli archivi, questa maestra, Isabella Coppola di Canzano, si tratteneva dopo la scuola per fare... perché era molto cattolica mia zia, e quindi faceva la preparazione a chi voleva, per i bambini per la prima Comunione e, siccome io tornavo con lei, ero costretta a fare anche io questa preparazione, però non è che mi dispiaceva più di tanto perché portavo la merenda, così mangiavo pure io a scuola quel giorno e facevamo questa preparazione. Quale ricordo particolare ha della scuola "Giacomo Leopardi"? Ricorda qualche amica in particolare? Ricordo, avevo questa mia amica Luciana Milone, perché si chiamava anche lei Luciana, sono rimasta per anni a chiedermi come stesse, e un po' per combinazione, l’anno scorso parlando con una mia collega, lei era amica di questa Luciana Milone, e quindi ci siamo anche viste, ci siamo salutate, solo che lei vive a Milano, e quindi ci ha aiutato a ricordare alcune cose della nostra infanzia. Dunque, riprendendo il discorso della prima elementare, come discorso didattico, io ricordo con grande angoscia il riempire le paginette di letterine. Non mi piaceva proprio, mentre i numeri li ho sempre fatti in maniera abbastanza volentieri... le operazioni, calcolo ecc.. Poi ricordo che c’era chi faceva l’elenco dei buoni e dei cattivi, però non ho mai avuto punizioni se non andare indietro alla lavagna, piccole cose così. E invece mi dispiaceva quando qualche volta vedevo che la mia maestra dava un pacco a questa Luciana Milone o a una sua compagna come se fosse stato un regalo e in me è rimasta sempre la curiosità, cosa ci poteva essere in questo pacco, perché io non l’ho mai avuto. E poi, va bene, io ero molto contenta quando facevamo sia le gare sulle tabelline che le gare sulle province d’Italia, l’Europa, perché evidentemente riuscivo bene a memorizzare e quindi avevo soddisfazione di rispondere bene e di avere forse qualche premio. E poi ricordo che c’è stata sicuramente una festa di Carnevale a scuola, o in quarta o in quinta elementare, perché ho una foto che devo trovare, nella quale siamo quattro o cinque bambine fotografate appunto, credo, dalla maestra fuori a un terrazzo della scuola con i vestiti di Carnevale, e ricordo che mia madre comprò appunto la stoffa e pensò di farmi il vestito di Pierrot. Però non era molto pratica di cucito, per cui mi fece il vestito però ricordo che lavorò fino a mezzanotte, e quindi quasi fu un po' angosciante la realizzazione di questo vestito. Comunque io andai con questo vestito di Pierrot e facemmo la nostra festa di Carnevale. E poi per... - va bè - la quinta elementare facemmo l’esame, mi ricordo molto ma molto bene, io andai, fui contenta di soddisfazione, mentre poi non fu lo stesso per l’esame di ammissione. Quindi trovai invece delle difficoltà, però l’esame con la mia maestra andò molto ma molto bene. Allora, riprendendo invece la conversazione sulla mia abitazione, sulla mia vita, quindi dopo aver vissuto fino a nove anni a via Piedigrotta dovemmo lasciare la casa, perché la palazzina fu abbattuta, e infatti è la piazzetta Eritrea. E dovemmo lasciare, perché mia zia aveva venduto tutta la sua villetta, e avemmo quindi la possibilità di fittare una casa a via Tasso, dove stava il cinema Tasso, via Tasso 169, e lì per me fu un momento bellissimo, perché passai dall’isolamento alla conoscenza invece di altri ragazzi della mia età, in quanto loro avevano nove, nove anni e mezzo. A fianco a me c’era una bambina della mia età, la quale mi condusse nel cortile di questa casa e da lì è iniziato tutto, perché ho conosciuto tutti i bambini di quella palazzina e ho cominciato a fare le mie amicizia. Quindi tornei di ping-pong, tornei di bicicletta, giocavamo a campana, giocavamo a tutte queste cose. Quindi abitando a via Tasso, per andare a scuola tutte le mattine con mia zia dovevamo scendere le scale di San Francesco, fare tutti i giardinetti del Corso Vittorio Emanuele, prendere la Cumana del corso e scendere a Fuorigrotta, sia ad andare che a tornare. Quindi ricordo la pesantezza di queste scale specialmente quando si ritornava, e ricordo anche che arrivata in quinta probabilmente non mi trovavo più con gli orari di mia zia e sono andata a scuola da sola. |
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