Antonio Mari

Ritornando a bomba, come si suol dire, l’unico vuoto che ho di questo periodo è la dimenticanza quasi totale dei nomi dei miei compagni di classe e non mi so dare una spiegazione visto che altri ricordi li ho, forse perché non si socializzava molto, meglio dire niente, perché eravamo troppo presi dalla disciplina per le adunate a cui  dovevamo partecipare tutti i sabato e durante tutte le feste del regime.

Però ultimamente mi è successo una cosa strana.

Recandomi al cimitero di Fuorigrotta per la consueta visita alla tomba di mia moglie, ho incrociato un uomo di una certa età e nel vederlo, quasi per miracolo, mi sono ricordato il suo nome. Difatti l’ho fermato chiedendogli se si chiamava Schettino e se aveva frequentato la scuola Giacomo Leopardi con il professor Machina. La risposta fu affermativa ed anzi mi fece un complimento per la mia memoria perché lui di me non si ricordava proprio.

Chiudo con la Scuola ma certamente non sono questi tutti i ricordi di cinque anni di frequenza mia e di tutti i miei sei fratelli, sarebbe troppo riduttivo.

Fuorigrotta come me la ricordo io, quando ero fanciullo, vale a dire 1936 -1939 era un’oasi di pace. La scuola "Giacomo Leopardi" era circondata dal verde delle campagne allora esistenti e pensando a quello che è oggi, mi assale un senso di tristezza e di angoscia.

Allora c’erano poche case e molta campagna e precisamente le case popolari del rione Duca d’Aosta, via Leopardi le cui case erano poste sulla sinistra andando oggi verso il largo Lala, il passaggio a livello della cumana che allora intersecava via Giacomo Leopardi mentre sulla destra, quasi alla fine di via Giacomo Leopardi c’era l’edificio con il famoso “Cinema Esperia” e, venendo verso la cumana c’era il vicoletto San. .Vincenzo dove c’era un rigattiere noto a tutti i fuorigrottesi, ma che non ricordo più il nome. Poi ancora c’era il rione “Le Colonne” situato di fronte la scuola ed infine il rione Miraglia, anch’esso era circondato dalle terre dei fratelli Brandi. Infine, e non ultimo certamente, dove oggi c’è Piazza Italia c’era la monumentale e bellissima chiesa di San Vitale che ospitava, pare, la tomba del poeta Giacomo Leopardi.

Tutto questo è durato fino al 1939, quando è iniziato il risanamento di Fuorigrotta con l’abbattimento di tutte le vecchie case, di interi rioni compreso la bellissima chiesa di San Vitale per far posto alla costruzione dell’attuale Mostra d’Oltremare, del viale Augusto e di via Giulio Cesare, e che oggi ammiriamo queste opere completamente sommerse da fabbricati di ogni forma e colore e che fai fatica a ricordare come era Fuorigrotta.

Ritornando un momento a mio padre questo, dopo il lavoro al sanatorio, siccome c’erano i lavori in corso per la realizzazione della Mostra d’Oltremare, andò a lavorare, sempre come muratore per questo ente e ricordo che fu adibito allo scavo delle mura romane, che si possono vedere oggi in via Terracina all’angolo di via Marconi. Successivamente e per molti anni poi, fu usciere di questo ente "Mostra".

Nel mese di maggio del 1940 ci fu l’inaugurazione della Mostra d’Oltremare e noi, alunni della scuola, con le divise di "figlio della lupa" per i più piccoli, di "balilla" per i più grandicelli e vestite con la divisa di "giovani italiane" per le femminucce, ci portarono tutti inquadrati a questa "Mostra". Ricordo come se fosse oggi, che all’entrata della "Mostra" c’erano quattro o cinque Ascari o Dubat (militari o guardie dell’Abissinia) in grande uniforme, avvolti in un vistoso mantello di colore nero fuori e rosso dentro, con in testa il fez anch’esso di colore rosso e con in mano una lunga lancia e con alla punta un fiocco e che erano stati posti all’entrata come custodi  e come rappresentati dell’Oltremare.

Nello stesso periodo, ma il ricordo è molto superficiale, ci fu la costruzione dell’unico palazzo sul viale Augusto, vale a dire il “Palazzo Lamaro”, l’albergo delle masse che doveva servire al "turismo di massa" ma che poi fu occupato dai senza tetto, una massa di gente molto promiscua, ed infine dalle prostitute dell’epoca che avevano fatto il loro quartiere generale in quell'albergo. Furono anche costruite le famose casette minime, che servivano per il popolo senza tetto e che poi furono completamente eliminate per far posto all’attuale caseggiato di via Winspeare. Il Fascio Luporini già esisteva e attualmente è il commissariato di Polizia Stradale. di piazzale Tecchio.

Se non mi sbaglio la Mostra d’Oltremare. fu inaugurata a Maggio del 1940 e qualche mese dopo, credo giugno dello stesso anno, ci fu la dichiarazione dell’entrata in guerra dell’Italia.

Dopo questo periodo e dopo la licenza di quinta classe mi iscrissi alla scuola media ad indirizzo tecnico industriale “Tito Minniti” che si trovava ai Pilastri. Dopo due anni di frequenza, questa scuola, come tante altre, fu chiusa per eventi bellici, visto che l’Italia era entrata in guerra.