Natura e mistero, storia e leggenda, i continui richiami alla mitologia, col loro fascino
hanno sempre ispirato la letteratura: l’esaltazione della magia, gli oracoli, la venerazione
della Sibilla, le gesta di Enea e, infine, la leggenda di Dedalo, che fuggito da Micene con
suo figlio Icaro, giungerà a Cuma ove costruirà un tempio dedicato ad Apollo.
I Campi Flegrei fanno parte di un’area vulcanica complessa che comprende il territorio a
occidente di Napoli, le isole vulcaniche e il litorale domizio fino al lago Patria. Nell’area
sono disseminati numerosi crateri alcuni dei quali sepolti o modificati dall’attività
vulcanica più recente, che è riconducibile a tre eventi principali.
Il primo è l’eruzione che ha prodotto l’ignimbrite campana, verificatasi circa 34.000 anni
prima del presente, in un’area prossima ai Campi Flegrei; il secondo evento, verificatosi
circa 12.000 anni fa, ha prodotto il tufo giallo napoletano che si rinviene con continuità
lungo i bordi dei Campi Flegrei; e, infine, la formazione delle pomici che risale a circa
9.000 anni fa. Successivamente si sviluppò un’intensa attività vulcanica che determinò la
formazione dei vulcani di Cigliano, Monte Spina, Solfatara, Astroni e Senga. L’eruzione
più recente avvenne nel 1538, con la nascita del Monte Nuovo, alle spalle di Lucrino. Da
una cronaca ufficiale si legge: “La mattina del 28 settembre 1538 vi fu una violenta scossa
di terremoto. La terra di Pozzuoli si sollevò di sette metri. Alle otto di sera, lungo la riva
del Lucrino, la terra si rigonfiò e, immediatamente dopo, sprofondò in una voragine che
cominciò a eruttare. Le esplosioni durarono tre giorni, durante i quali si accumulò una
montagna alta 145 metri. L’ultima esplosione avvenne il 4 ottobre e fece 24 vittime,
tutte persone che, fidandosi della calma che ormai durava da tre giorni, stavano
arrampicandosi sul cono del nuovo vulcano”. Passarono molti anni prima che qualcuno
trovasse il coraggio di riavvicinarsi al villaggio di Tripergole e sulle alture ancora fumanti
della “montagna nova”.
Un’espressione evidente di questa intensa attività vulcanica sono le manifestazioni
idrotermali presenti in tutto il territorio dei Campi Flegrei. Un esempio è dato dal
complesso termale delle stufe, nel bacino di Agnano, che sfrutta il vapore caldo che
fuoriesce dal sottosuolo. Lì, in un’area di circa 70 ettari sono presenti 30 sorgenti le cui
temperature vanno dai 20 gradi di quelle fredde ai 62 gradi delle sorgenti ipertermali.
Vi sono inoltre fanghi naturali di composizione sulfureo-ferriginosa, radioattivi, alla
temperatura di 50 gradi.
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