Il terremoto del 1980
"Fuorigrotta è un immenso accampamento: dall'uscita del tunnel delle Quattro Giornate
alla Mostra d'Oltremare migliaia di persone nelle auto bloccate al centro delle strade,
nelle piazze. Intorno alle auto altre migliaia di persone corrono, si fermano a parlare,
chiedono se tutto è finito, se ci sono morti, se sono crollati palazzi.
E' crollato soltanto il parapetto del solaio dello Sferisterio. Fortunatamente in quel
momento di sotto non si trovava nessuno. I calcinacci hanno seppellito quattro auto:
erano state parcheggiate li dai proprietari. Gli unici a trovare la morte sono stati una
decina di colombi precipitati insieme alle grondaie.
I palazzi lesionati non si contano: a via Caio Duilio, all'inizio di viale Augusto, nella zona
del mercatino, a via Leopardi, a piazza D'Annunzio, a via Brigata Bologna, a via
Costantino, a piazza Italia. Insomma, in quasi tutti gli edifici di Fuorigrotta negli
appartamenti si sono aperte lesioni nelle pareti.
Nei racconti di quei drammatici istanti ognuno ricorda, ancora col terrore negli occhi, le
crepe che si sono aperte improvvisamente nelle abitazioni.
...Dopo il panico in cui è precipitato il quartiere dalle 19,30 alle 20,30, è subentrata la
calma, la ragionevolezza, la speranza che il peggio fosse passato. Molti sono ritornati nelle
proprie abitazioni a prendere coperte, coppotti, pullover, una bottiglia di liquore: la
notte a Fuorigrotta è umido, fa freddo. Tra un'auto e l'altra, qualcuno accende un fuoco
attorno al quale si mettono a sedere per terra donne e bambini. Gli uomini stanno in
piedi, girano intorno, si "informano", vanno a telefonare a parenti, ad amici, ai giornali.
A via delle Scuole Pie, un gruppo di donne, anziane, avvolte in lunghi scialli. Sono scese
dal palazzo in cui abitano portando alcune sedie, hanno attraversato la strada e si sono
disposte sul marciapiedi di fronte, sono praticamente sotto un altro palazzo, ma stando
così possono guardare le loro case. Una situazione che appare assurda, kafkiana: sono
andate via dalle loro abitazioni nel timore che crollassero e vanno a mettersi sotto un altro
palazzo, che pure potrebbe crollare, ma non ci pensano, l'unica preoccupazione è la
"loro" casa...."
(Almerico Di meglio ne "Il Mattino" del 24 novembre 1980)
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