Così pure i fanghi, in particolare quelli azzurri e grigi della Solfatara e di Agnano, indicati
per i dolori reumatici, muscolari e artritici.
I bagni, marini e termali, hanno sempre suscitato un autentico interesse per i Campi
Flegrei. Da Agnano a Cuma sono ancora oggi numerosissime le sorgenti di acqua
termominerale le cui proprietà terapeutiche sono state provate e testimoniate. La
documentazione storica narra di guarigioni improvvise, di proprietà magiche, di virtù
trasmesse per volontà e piacere degli dei.
Abbandonato in età medioevale, l’interesse per le acque termali riprese nel 1474 quando
Pietro da Eboli, nella sua opera di ricerca, compilò un prezioso documento sulla
collocazione e le proprietà delle varie acque termali dei Campi Flegrei. Ma il recupero e
la valorizzazione di queste fu dovuto essenzialmente a don Pedro Alvarez de Toledo,
marchese di Villafranca, il quale, dopo l’evento sismico del 29 settembre 1538, si stabilì
nel castello di Baia con lo scopo di rassicurare le popolazioni ed evitare l’abbandono della
zona. Da qui diede incarico a Giulio Cesare Bonito, segretario del regno, di rintracciare le
vene di acqua termale. Questi, coadiuvato da due fra i più preparati medici dell’epoca,
Vincenzo Crisconio e Sebastiano Bartoli, effettuatò le ricerche su tutto il territorio da
Agnano a Baia. L’iniziativa fu coronata dal successo: i nomi e l’ubicazione delle fonti
furono resi noti mediante iscrizioni su marmo e presso l’Università di Napoli fu istituita
una cattedra per lo studio dell’azione terapeutica dei bagni flegrei.
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Pozzuoli - La Solfatara