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Nel 1921 l’Amministrazione Comunale ritiene indispensabile l’elaborazione di un Piano Regolatore Generale, unificatore e coordinatore delle esigenze residenziali, di risanamento, dei servizi e della viabilità.
Nasce il Piano di Francesco De Simone che, nel 1922, nella relazione allegata alla seconda stesura del Piano, lamenta la grossa difficoltà dell’espansione a Occidente causata dalla dorsale di Posillipo e, con grande rammarico, scrisse: “la radiosa plaga flegrea non doveva mai essere inquinata nella sua veste di luce dal colosso industriale dell’Ilva”.
Il 15 agosto 1925 fu costituito l’Alto Commissariato con lo scopo di “promuovere e coordinare tutte le attività dirette al sollecito miglioramento delle condizioni economiche e sociali ed al riordinamento e incremento dei servizi della città e della provincia di Napoli”.
Nel marzo del 1927 viene approvato, con decreto dell’Alto Commissariato, il nuovo Piano Regolatore del Rione Flegreo che conferma, in larga parte, le ipotesi del piano elaborato dalla Società Edilizia Laziale, escludendo, però, la possibilità di realizzare la terza galleria e la creazione di una seconda zona industriale. Alla stessa Società Laziale fu data in concessione tutta l’operazione, che doveva concludersi in cinque anni. Ma dopo il quarto anno, a causa di una vertenza giudiziaria tra la stessa Società e l’Amministrazione Comunale, i lavori furono sospesi e ripresero solo dieci anni più tardi.
Nel progetto della Laziale lo schema viario e le aree edificate disegnano un tracciato ad esedra che occupava l’area tra l’asse Fuorigrotta-Bagnoli e l’antica direttrice di Via Leopardi, convergendo radialmente verso la piazza prospiciente la stazione della direttissima dei Campi Flegrei.
Ma la grande occasione per l’area flegrea fu la “Mostra triennale delle terre italiane d’Oltremare”.
Le prime scelte per la localizzazione della Mostra caddero dapprima sulla Villa Comunale e sul Parco di Posillipo. Infine fu scelta la zona compresa tra Fuorigrotta e Bagnoli in considerazione delle prospettive di sviluppo di quell’area, che da oltre mezzo secolo era stata oggetto di ripetute elaborazioni progettuali.
Nel 1937 fu redatto l’ennesimo strumento urbanistico, finalizzato al collegamento della nascente Mostra con la città attraverso le due gallerie già esistenti.