Con l'aumento della popolazione e delle concessioni enfiteutiche si ridussero progressivamente le dimensioni dei lotti coltivati e quindi le Masserie dovettero accogliere al loro interno più abitanti. Iniziava così quel processo di graduale trasformazione dell'abitazione rurale inurbata in dimora collettiva, secondo una prassi comune a tutti i vecchi centri agricoli del suburbio, prima agrrediti, poi fagocitati dall'incontrollata espansione urbana della città.
La tipologia edilizia prevalente nella periferia
3/6
Via Costantino
napoletana è, dunque, quella "a corte", presente sia nella versione agricola che urbana. Questa tipologia è caratterizzata dalla disposizione di una o più unità edilizie intorno ad uno spazio libero e non coperto. In relazione a tale spazio sono definite le posizioni degli accessi, la posizione delle scale, la distribuzione degli alloggi ed i loro affacci principali. Tale spazio libero interno, la cui dimensione è proporzionata all'altezza delle unità edilizie che vi si affacciano, è uno spazio privato che fa da filtro tra la strada e l'alloggio e si offre come sede per lo svolgimento di tutte quelle attività poste a cavallo tra la sfera del domestico privato e la sfera del collettivo pubblico. Spesso, nei processi di formazione e crescita di questi organismi, è possibile riconoscere, da un lato, i corpi di fabbrica che, per una migliore esposizione (soprattutto a sud), costituiscono generalmente i primi volumi destinati fin dall'inizio alla residenza, e, dall'altro, quelli che, con esposizione peggiore, rappresentano i volumi realizzati in fasi successive, inizialmente destinati a depositi e poi recuperati impropriamente alla residenza.
Il rapporto fra residenza e lotto agricolo muterà tuttavia in modo decisivo e irreversibile nel corso dell'Ottocento quando, col progressivo abbandono della terra, si renderà evidente la formazione di una borghesia cittadina legata al commercio e alle industrie emergenti.