Con l'aumento della popolazione e delle
concessioni enfiteutiche si ridussero
progressivamente le dimensioni dei lotti coltivati e
quindi le Masserie dovettero accogliere al loro
interno più abitanti. Iniziava così quel processo di
graduale trasformazione dell'abitazione rurale
inurbata in dimora collettiva, secondo una prassi
comune a tutti i vecchi centri agricoli del suburbio,
prima agrrediti, poi fagocitati dall'incontrollata
espansione urbana della città.
La tipologia edilizia prevalente nella periferia
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Via Costantino
napoletana è, dunque, quella "a corte", presente sia nella versione agricola che urbana.
Questa tipologia è caratterizzata dalla disposizione di una o più unità edilizie intorno ad
uno spazio libero e non coperto. In relazione a tale spazio sono definite le posizioni degli
accessi, la posizione delle scale, la distribuzione degli alloggi ed i loro affacci principali.
Tale spazio libero interno, la cui dimensione è proporzionata all'altezza delle unità edilizie
che vi si affacciano, è uno spazio privato che fa da filtro tra la strada e l'alloggio e si offre
come sede per lo svolgimento di tutte quelle attività poste a cavallo tra la sfera del
domestico privato e la sfera del collettivo pubblico. Spesso, nei processi di formazione e
crescita di questi organismi, è possibile riconoscere, da un lato, i corpi di fabbrica che, per
una migliore esposizione (soprattutto a sud), costituiscono generalmente i primi volumi
destinati fin dall'inizio alla residenza, e, dall'altro, quelli che, con esposizione peggiore,
rappresentano i volumi realizzati in fasi successive, inizialmente destinati a depositi e poi
recuperati impropriamente alla residenza.
Il rapporto fra residenza e lotto agricolo muterà tuttavia in modo decisivo e irreversibile
nel corso dell'Ottocento quando, col progressivo abbandono della terra, si renderà
evidente la formazione di una borghesia cittadina legata al commercio e alle industrie
emergenti.