L'autocelebrazione del regime si espresse soprattutto nelle decorazioni: i bassorilievi e il gruppo scultoreo della torre, il fregio a mosaico dell'Arena, l'affresco del teatro Mediterraneo, l'intervento di Enrico Prampolini sulla facciata del ristorante.
Per completare il quadro degli scenari naturali d'Oltremare, si costruì, affidandone la progettazione a Luigi Piccinato, "Il parco faunistico" ove furono ospitate le specie zoologiche tipiche delle savane africane.
Il 9 maggio 1940 si inaugurava, quindi, a Napoli uno dei più prestigiosi complessi espositivi dell'Europa con l'intendimento di illustrare il lavoro italiano in Africa e il contributo che gli italiani avevano fornito al progresso di alcune zone di quel continente.
La costruzione della Mostra d'Oltremare rispondeva all'esigenza del regime di esaltare la centralità storica del capoluogo campano negli scambi e nelle relazioni commerciali con i paesi del Mediterraneo. Il complesso, infatti, come sostiene il professor Giuseppe Galasso: "non esprimeva solo il coronamento dell'intervento a Fuorigrotta, ma una generale visione della città, la visione che in ultimo se ne fece il fascismo: una Napoli volta verso il Mediterraneo e l'Africa, grande porto coloniale e militare, sostegno industriale e retrovia commerciale della potenza italiana d'oltremare e, perfino, base culturale dell'Italia africana, come si
Prampolini, la decorazione del Ristorante
della Piscina
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L' Acquario tropicale. Arch. Carlo Cocchia. Decorazione ceramica di Paolo Ricci