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terza galleria (ancora oggi detta "della Laziale") e, nello stesso anno andò in funzione il
tronco Napoli - Pozzuoli della Direttissima per Roma, che fu poi completata nel 1928.
Nel 1885 era stato avviato un processo di trasformazione industriale che interessava l'area
flegrea. Una vasta area costiera fu concessa alla società inglese Armstrong (divenuta poi
Sofer). Su questa, il progetto, redatto dall'immancabile Lamont Young, prevedeva
l'insediamento di un cantiere di artiglieria navale. Poco dopo, nel 1910, nella vicina area
tra Bagnoli e Coroglio, decollava l'impianto siderurgico dell'Ilva. Il terzo polo industriale
arrivò, qualche anno dopo, con il Cantiere Navale di Baia, riconvertito in silurificio per le
incalzanti esigenze belliche.
Per le tranquille comunità dei Campi Flegrei: pescatori, artigiani e contadini, fu un
trauma: il miraggio di facili guadagni causò l'abbandono delle attività tradizionali e fece
dimenticare gli usi locali; inoltre, migliaia di lavoratori napoletani, dopo qualche anno di
pendolarismo, decisero di trasferirsi lì con le famiglie. La stessa direzione dell'Armstrong
favoriva questa politica, offrendo case agli operai e favorendo l'apertura di scuole
professionali. Con il passare dei decenni e l'evolversi delle vicende urbanistiche
napoletane, il fenomeno dell' immigrazione nei comuni flegrei andò sempre più
accentuandosi rendendo sempre più pressante la necessità di un collegamento ferroviario.
Già in precedenza, infatti, tutti i progetti elaborati prevedevano la penetrazione di una
ferrovia metropolitana nel vivo del tessuto urbano flegreo. Una intuizione sostenuta, in
particolare, dall'ingegnere scozzese Lamont Young, autore di affascinanti e avveniristici
piani di sviluppo dell'area flegrea.
Fu in questo scenario che l'ingegnere Giulio Melisurgo, uno dei più grandi progettisti
ferroviari d'Europa, maturò l'idea di costruire qui una ferrovia metropolitana sull'esempio
di quanto aveva visto a Parigi e a Londra.
"Si può dire che i monti che formano l'anfiteatro di Napoli sono tutti traforati, e che non
v'è paese al mondo dove si sappia meglio, e più economicamente, traforare i monti. Vi
sono anzi pochi paesi che hanno operai così esperimentati, così arditi, così modesti, e così
sobri, come i nostri tagliamonti.