3/12
Cuma e il lago di Averno. La Via per Cryptam, in quel tempo agitato dalle guerre civili, di certo si rese più che mai utile, e quindi più rapida, di quanto non fosse la Via per colles (l'antica Antiniana) che, invece, valicava la collina del Vomero.
Come tutto il complesso di acquedotti, cave, cisterne, trafori stradali, realizzati nel territorio napoletano in epoca romana, è questa invero un'opera meravigliosa per la struttura e il modo come fu eseguita. Taluno afferma essere stata in origine una cava di pietre fatta per la costruzione delle città di Napoli e di Cuma, dappoi utilizzata e ridotta a strada. V'è chi crede essere stata eseguita espressamente per uso di passaggio.
Non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che a progettare quel camminamento sia stato Lucio Cocceio Aucto, liberto e architetto che operò nel territorio napoletano e flegreo fra il 40 e il 30 a.C., quando venne qui realizzato un colossale programma di lavori pubblici, a opera soprattutto di Marco Vespasiano Agrippa.
In quell'epoca Cocceio realizzò il tempio dedicato ad Augusto sull' Acropoli di Pozzuoli e altre due imponenti gallerie viarie: il traforo sotto il Capo di Posillipo, denominato Grotta di Seiano che, lungo 700 metri, metteva in comunicazione parti dell'immensa Villa di Vedio Pollione con la spiaggia di Coroglio; nonché quella famosa "grotta di Cocceio" scavata sotto il monte Grillo intorno al 40 a.C. che rese rapidamente raggiungibile la fortificata Cuma dal ben riparato
portus Iulius costruito nell'Averno.
Due gallerie perfettamente diritte, al contrario, invece, quella napoletana era tortuosa, oscura e difficile da percorrere. Ma quelle asperità, quelle ripide salite, erano, invece, percorso obbligato per tracciare una strada sicura che doveva adattarsi alla qualità per nulla omogenea del tufo. Cocceio, in epoca romana, se n'era accorto e aveva scelto, per il tracciato stradale, le zone tufacee più sicure.
La galleria fu ampliata la prima volta dagli aragonesi sotto la direzione di Bruno Riparella, come si poteva leggere in una iscrizione latina su due lastre di marmo.
Sulla destra, sotto un arco scavato alle falde della collina vi era una cappella ove sostava l'intero giorno un vecchio eremita che chiedeva l'obolo per tenere sempre accesa una lampada sull'altare.
Egli ti additerà devoto il suo rozzo presepe formato in un largo incavo del monte con figure grandi al naturale, ma rozze, sproporzionate; penso ti additerà superiormente, ma