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più vicino alla grotta, una specie di galleria incavata nel tufo ove gli abitatori di Napoli venivano a venerare il dio Priapo.
Ma quegli che, nel 1548, l'abbassò all'attuale livello, lastricandola come ora esiste, fu il viceré Pietro di Toledo, che governava questo reame a nome di Carlo V. Egli volle in tal modo favorire l'accesso ai Campi Flegrei e rassicurare la popolazione locale, nella quale il ricordo dell'eruzione del Monte Nuovo avvenuta dieci anni prima doveva essere ancora spaventosamente vivo.
A metà strada vi era una chiesetta scavata nel tufo chiamata Santa Maria della Grotta, che vi fu aperta quando il viceré de Toledo volle stroncare i riti osceni che vi si svolgevano. Questa cappella fu poi restaurata nel 1665 dal vescovo di Pozzuoli Diego Ubardez.
Nel 1806 Giuseppe Bonaparte provvide a far collocare lungo la galleria dei fanali, che restando sempre accesi davano un po' di luce ai viandanti. Altri restauri molto importanti furono necessari nel 1893 in quanto forti lesioni minacciavano il crollo. Ma attraversare la lunga galleria faceva sempre impressione.
Negli ultimi anni del secolo scorso la grotta fu pi definitivamente chiusa per motivi statici, mentre ancora costituiva una meta di grande suggestione popolare.
Sbagliarono dunque gli architetti che, per ordine di Alfonso d'Aragona, nel 1455, allargarono il traforo; e sbagliarono in modo ancora più madornale gli architetti che quasi un secolo dopo, per ordine del viceré don Pedro de Toledo, abbassarono l'ingresso e il piano stradale di 11
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