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metri. Spianata e rettificata, non era peraltro
molto comoda, né piacque a Johann Caspar Goethe
(padre del gran poeta) durante il viaggio del 1740,
che così scrive: "continuando la strada s'inghiottisce
più polvere che aria e bisogna inviluppar bene la
testa per bendare gli occhi, abbandonandosi in tal
guisa alla grazia del cocchiere: sicchè siffatta
comodità porta seco più gran molestia, ed io certo
amerei piuttosto praticar le colline che passar per
l'accennata grotta, più convenevole alle notturne
ombre di Plutone che ai viventi.
Acquerello di G. Gigante
Più poeticamente suggestivo è per Giacomo Leopardi, che nei Paralipomeni scrive del
luogo "ove la tomba pon di Virgilio un'amorosa fede" Al nostro grande e sfortunato poeta
moderno toccò in sorte una tomba-monumento accanto a quella del poeta latino e
ugualmente vuota di resti. Di Virgilio sono andate disperse le ceneri; del corpo di
Leopardi, ucciso dal colera del 1837, non si trovò traccia certa nella (poi demolita) chiesa
di S. Vitale a Fuorigrotta dove l'ospite napoletano Antonio Ranieri sostenne di averlo
sepolto.
Ma la grotta ha avuto anche le sue vicissitudini storiche: attraverso di essa nel 1381 il
quarto marito di Giovanna I, Ottone di Brunswick passò col suo esercito per venire a
liberare la regina che era assediata da Carlo di Durazzo. Nel 1647, durante i moti di
Masaniello, i lazzari chiusero le due entrate tagliando così le comunicazioni e costringendo
le truppe di rinforzo attese da Pozzuoli a passare via mare.
Nonostante i dissesti continui, la Crypta Neapolitana assolse al compito di collegare
rapidamente la città con la zona flegrea fino al 1885, anno in cui fu aperta una nuova
galleria.
Nella zona di Piedigrotta venne sistemato nel 1939 fra roccia e verde, con elementi di
classicheggiante solennità architettonica, un "parco" virgiliano e leopardiano, restaurato
dopo il lungo abbandono seguito alla guerra. Un progetto per riaprire la Crypta e farne
passeggiata archeologica è peraltro allo studio dal 1990.