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Pochi sono i visitatori che qui si recano per godere
il fascino silenzioso del parco solitario che abbraccia
la Grotta e le sacre sepolture di due poeti. In un
quieto Eden deserto, ai margini della città
tumultuosa e indifferente, si sale tra il verde verso
la Crypta.
Arrampicarsi alla tomba che "un'amorosa fede"
vuole sia di Virgilio è ancora possibile, ma la grotta
è preclusa per sempre. Meravigliosa a
contemplare, impossibile a descrivere, disse Lady
Morgan.
Prima del suo ingresso a sinistra è posto un
epitaffio di stile rozzo, sul quale sono due lapidi:
nella prima è ricordata al viaggiatore la tomba di
Virgilio coi versi latini attribuiti al poeta morente,
che tradotti suonano così: "Mantova mi generò, i
calabri mi rapirono, ora mi trattiene Partenope:
cantai i pascoli, i campi, gli eroi. Ecco le mie
ceneri: l'alloro che qua e là fiorisce sul suolo di
Posillipo fa corona alla mia tomba. Se la tomba si
rovinasse, le ceneri, generatrici di alloro,
custodiranno in eterno grazie a questo il ricordo di
Marone".
Napoli fu assai cara a Virgilio che volle esservi
sepolto, e la tradizione - avallata da poeti e
letterati latini - vuole che la tomba in cui fu
deposta l'urna con le ceneri dell'autore dell'Eneide
si trovasse proprio nei pressi della "Cripta
Neapolitana", dove effettivamente esiste una
grande tomba d'epoca augustea.
Nell'altra iscrizione, datata 1668, si decantano
l'amenità e la dolcezza del paesaggio flegreo e si
Louis Eustache Audot Il sepolcro di
Virgilio - 1835
Pannello raffigurante il dio Mitra