7/12
riporta l'elenco dei 12 bagni termali (Agnano, Pisciarelli, Astroni, Coroglio, Bagnoli, La Pietra, Pozzuoli) che si trovavano lungo la via, dall'uscita della Crypta fino alla Solfatara. Restaurati nel 1668 dal viceré Pietrantonio d'Aragona, su consiglio del suo medico Sebastiano Bartolo, sono tutti citati con le loro virtù terapeutiche così come lo stesso Bartolo li aveva descritti nella sua Thermologia Aragonia..
Ancora una volta, secondo una leggenda medioevale, sarebbe stato proprio Virgilio a istituire i bagni termali e a indicarne le doti terapeutiche.
A questa grotta e alla vicina omonima chiesa è collegato, fin dai primi secoli dell'era cristiana, il culto della Vergine e la presunta venuta a Napoli dell'Apostolo Pietro. Qui, doveva esservi un tempio pagano dedicato a Priapo, dio della fecondità il cui culto si basava su riti fallici notturni. Il popolo che non poteva assistere ai riti nella grotta si accontentava di sostare sulle balze delle colline circostanti, ma il suono assordante dei cembali, dei sistri e dei timpani rendeva l'atmosfera torrida, e spasmodicamente afrodisiaca.
Allora, nella sfrenata libertà di costumi della Napoli pagana, sino all'alba l'orgia diventava pubblica, e nella folla impudica non mancavano i "discepoli" di Seneca che si accontentavano di guardare per soddisfare le loro esigenze di erotismo solitario. Il genius loci, la tradizione di quel posto ortograficamente misterioso e suggestivo, è stata anche una commistione di sacro e profano. Il beffardo autore del
Satyricon, Tito Petronio, fece capitare tre avventurosi giovanotti proprio nel bel mezzo di un rito orgiastico davanti all'ara con i simboli del licenzioso culto del dio Priapo, che veniva celebrato dentro la Crypta. Culto segreto, riservato a pochi: i tre, una volta scoperti, vengono infatti minacciati onde non rivelino quello che hanno visto.
Alcuni hanno voluto ravvisare nei canti intonati dalle vergini adolescenti durante questi riti; nei mottetti e canti improvvisati dai napoletani durante i baccanali che avevano luogo nella grotta e nei suoi dintorni, l'inizio della canzone napoletana. Secondo Svetonio, perfino l'imperatore Nerone, che si credeva artista raffinato e dotato di bella voce, volle venire a cantare a Napoli, presso la Grotta di Pozzuoli. I baccanali, infatti, erano famosi per la grande partecipazione e la forza liberatoria, proprio come sarà, negli stessi luoghi, e nelle ore notturne, la Piedigrotta.