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riporta l'elenco dei 12 bagni termali (Agnano, Pisciarelli, Astroni, Coroglio, Bagnoli, La
Pietra, Pozzuoli) che si trovavano lungo la via, dall'uscita della Crypta fino alla Solfatara.
Restaurati nel 1668 dal viceré Pietrantonio d'Aragona, su consiglio del suo medico
Sebastiano Bartolo, sono tutti citati con le loro virtù terapeutiche così come lo stesso
Bartolo li aveva descritti nella sua Thermologia Aragonia..
Ancora una volta, secondo una leggenda medioevale, sarebbe stato proprio Virgilio a
istituire i bagni termali e a indicarne le doti terapeutiche.
A questa grotta e alla vicina omonima chiesa è collegato, fin dai primi secoli dell'era
cristiana, il culto della Vergine e la presunta venuta a Napoli dell'Apostolo Pietro. Qui,
doveva esservi un tempio pagano dedicato a Priapo, dio della fecondità il cui culto si
basava su riti fallici notturni. Il popolo che non poteva assistere ai riti nella grotta si
accontentava di sostare sulle balze delle colline circostanti, ma il suono assordante dei
cembali, dei sistri e dei timpani rendeva l'atmosfera torrida, e spasmodicamente
afrodisiaca.
Allora, nella sfrenata libertà di costumi della Napoli pagana, sino all'alba l'orgia diventava
pubblica, e nella folla impudica non mancavano i "discepoli" di Seneca che si
accontentavano di guardare per soddisfare le loro esigenze di erotismo solitario. Il genius
loci, la tradizione di quel posto ortograficamente misterioso e suggestivo, è stata anche
una commistione di sacro e profano. Il beffardo autore del Satyricon, Tito Petronio, fece
capitare tre avventurosi giovanotti proprio nel bel mezzo di un rito orgiastico davanti
all'ara con i simboli del licenzioso culto del dio Priapo, che veniva celebrato dentro la
Crypta. Culto segreto, riservato a pochi: i tre, una volta scoperti, vengono infatti
minacciati onde non rivelino quello che hanno visto.
Alcuni hanno voluto ravvisare nei canti intonati dalle vergini adolescenti durante questi
riti; nei mottetti e canti improvvisati dai napoletani durante i baccanali che avevano luogo
nella grotta e nei suoi dintorni, l'inizio della canzone napoletana. Secondo Svetonio,
perfino l'imperatore Nerone, che si credeva artista raffinato e dotato di bella voce, volle
venire a cantare a Napoli, presso la Grotta di Pozzuoli. I baccanali, infatti, erano famosi
per la grande partecipazione e la forza liberatoria, proprio come sarà, negli stessi luoghi, e
nelle ore notturne, la Piedigrotta.