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P. Monaco S. Paolo Apostolo
zelatore del culto fu nientemeno che il grande
Vescovo di Milano S. Ambrogio, il quale, aveva già
in precedenza trovato le ossa dei martiri Gervaso e
Protaso. E fu ancora S. Ambrogio che, nel cimitero
ebraico di Bologna, esumò i resti di S. Agricola e S.
Vitale e portò le reliquie di quest'ultimo a Milano e
a Firenze.
S. Ambrogio era tenuto in grande considerazione
dall'imperatore Teodosio e da sua figlia Galla
Placidia, e fu proprio questa che, nel 404, quando
la sede imperiale si spostò da Milano a Ravenna,
portò in questa città le reliquie di S. Vitale e dei
Santi Gervaso e Potraso.
Successivamente varie leggende inventate per
motivi politici hanno fatto diventare S. Vitale
martire in Ravenna, padre dei Santi Gervaso e
Potraso; lo hanno fatto diventare un nobile e
addirittura marito di una certa S. Valeria. In realtà
S. Vitale fu servo di S. Agricola e la sua immagine
in vesti non di servo ma con la corazza di guerriero
sono derivate dalla falsa notizia della sua nobiltà.
La statua lignea settecentesca venerata a
Fuorigrotta lo presenta vestito da guerriero; con la
detta statua per lungo tempo erano esposte anche
quelle della leggendaria sposa Valeria e dei santi
Gervaso e Protaso.
Molti furono i punti di contatto tra Napoli e
Ravenna in quanto entrambe le città
appartenevano all'impero di Bisanzio: Ravenna era
sede dell'Esarcato Bizantino in Italia e a Napoli vi